Tamburini, Chiara
[USL-B]
Will be introduced at a later stage.
(ita)
Partendo dall’esame approfondito del diritto positivo in vigore attualmente nell’ambito del fine vita in tre Stati europei (Belgio, Francia e Italia), la tesi analizza le procedure parlamentari svoltesi per giungere all’adozione delle principali leggi in materia, al fine di identificare le ragioni di uno sviluppo normativo parzialmente diverso alle tre latitudini. Dopo un’introduzione che inquadra l’oggetto della ricerca e il suo approccio interdisciplinare, la parte prima esamina il diritto in vigore nei tre Paesi nel settore del fine vita e più particolarmente la disciplina dell’eutanasia e del suicidio assistito, così come della sedazione terminale. Per il Belgio, la disamina si concentra sulla legge sull’eutanasia adottata nel maggio del 2002, che depenalizza l’atto eutanasico eseguito da un medico se questi rispetta alcune tassative condizioni e procedure. La legge, inizialmente applicabile solo ai pazienti maggiorenni, è stata estesa nel 2014 ai minori “con capacità di discernimento”. Questa normativa viene interpretata per analogia come applicabile anche ai casi di suicidio assistito. Per la Francia, vengono principalmente analizzate le due più recenti leggi sui diritti dei pazienti nel fine vita rispettivamente del 2005 e del 2016, con uno studio approfondite dei dibattiti parlamentari relativi all’ultima, considerata come lo sviluppo logico della precedente. In questo Paese, grazie alle ultime leggi adottate, è possibile rifiutare o chiedere che sia sospeso qualsiasi trattamento sanitario (incluse idratazione e nutrizione parenterale) anche quando da tale rifiuto o sospensione possa dipendere la morte del paziente. In tali casi, è anche possibile essere sottoposti a sedazione terminale “profonda e continua” fino alla morte. Eutanasia e suicidio assistito restano invece penalmente sanzionabili. Per l’Italia, l’attenzione è volta sulla recente legge relativa alle direttive anticipate di trattamento, adottata nel dicembre del 2017. Questo testo, ispirato senza dubbio alcuno alla legge francese del 2016 di cui sopra, permette infatti anche in Italia al paziente di rifiutare o sospendere qualsiasi trattamento medico, ivi compresi idratazione e nutrizione artificiali, anche se da tale rifiuto o sospensione dovesse derivare la morte. Inoltre, in presenza di sofferenze refrattarie ai trattamenti, il medico può ricorrere alla sedazione palliativa profonda continua in associazione con la terapia del dolore, sempre con il consenso del paziente. La legge ricalca dunque l’analogo testo d’oltralpe, tuttavia con toni più miti o moderati: la sedazione “può” infatti essere applicata, mentre in Francia viene applicata automaticamente al concorrere di alcune condizioni. L’eutanasia resta penalmente sanzionata in Italia, mentre l’aiuto al suicidio (in passato sanzionato penalmente) è stato parzialmente depenalizzato dalla sentenza della Corte costituzionale del 2019 nel caso Antoniani-Cappato. Prendendo atto di similitudini e divergenze tra le tre discipline giuridiche e legislative, la seconda parte della tesi analizza i dibattiti parlamentari, gli emendamenti e i voti delle leggi al contempo più importanti e più recenti nel nostro ambito di studio, per andare a ricercare le argomentazioni (politiche, ideali, religiose, culturali) con cui il legislatore ha motivato le sue scelte, cosi come le strategie politiche e parlamentari escogitate per giungere all’adozione del testo voluto. Questo, al fine di identificare possibili ragioni che spieghino perché siano state adottate leggi di tenore diverso nei tre Stati. É così che per il Belgio la legge sull’eutanasia del maggio del 2002 viene analizzata attraverso le sue 4.500 pagine di elaborati dibattiti parlamentari, in parte a porte chiuse e in parte pubblici. Ne deduciamo che alcuni principi e valori, nonché alcune strategie politiche, sembrano avere avuto un’influenza sull’adozione di una delle leggi più avanzate in tema di riconoscimento di diritti e libertà al paziente alla fine della vita in Europa. Tra i primi, annoveriamo l’autonomia e la libertà personale, sostenuti con determinazione da una maggioranza parlamentare nuova e innovativa; tra le seconde, sottolineiamo l’uso di un linguaggio scientifico, l’adozione in parallelo di una legge sulle cure palliative, il non-interventismo del governo nella procedura parlamentare e in generale la grande apertura al dibattito e alla ricerca di compromessi accettabili da parte della maggioranza. Relativamente alla Francia, viene focalizzata l’attenzione sui dibattiti e le procedure parlamentari riguardanti la legge sui diritti dei pazienti nel fine vita del 2016. In questo caso, i principi e valori dominanti nel dibattito sembrano essere la volontà di tenere unita tutta la società (ricercando quindi il sostegno di una larga maggioranza dell’emiciclo già prima dell’inizio della procedura) e la ricerca dell’espressione di una “volontà generale”, lontana dalla difesa dei particolarismi. L’utilizzo di un linguaggio mite ed ambiguo sembra essere consono alla ricerca degli obiettivi appena citati. Per quanto riguarda l’Italia, vengono esaminati i lavori parlamentari per l’adozione della legge sulle direttive anticipate di trattamento del dicembre 2017. I principi e le strategie dominanti in parlamento sono - similmente al caso francese appena esposto - la ricerca di un consenso che possa rispecchiare la visione di ampi settori della società, l’utilizzo conseguente di un linguaggio ambiguo e pieno di non-detti, il tutto portato avanti da una maggioranza parlamentare innovativa che ha saputo guidare il processo indipendentemente dalla diversa maggioranza governativa. Le conclusioni generali della ricerca individuano delle piste di riflessione che spieghino come il contesto socio-politico, i principi giuridici mobilizzati, i rapporti di forza elettorali e le strategie politiche dei partiti abbiano potuto portare agli esiti legislativi che oggi vediamo. In particolare, identificano in un elevato livello di frammentazione sociale un contesto potenzialmente fertile rispetto alla scelta dei poteri pubblici di depenalizzare l’eutanasia o altre pratiche analoghe alla fine della vita. In secondo luogo, portano a ritenere che il mero fatto di autoproclamarsi “laico” per uno Stato non abbia alcuna influenza sulle scelte legislative in materia di autodeterminazione alla fine della vita. Infine, l’atteggiamento dei poteri pubblici laddove certe scelte sono state depenalizzate appare di tipo “non-interventista”, volto a garantire i diritti di ogni cittadino senza sostituirsi ad esso nella valutazione di ciò che è bene: un atteggiamento tipico delle società moderne, pluraliste e liberali. Queste conclusioni ci portano a ritenere che, in base ai fattori analizzati, i Paesi studiati che non hanno ancora deciso di procedere alla depenalizzazione per via legislativa di eutanasia e suicidio assistito (Francia ed Italia) potrebbero tuttavia determinarsi a farlo in un futuro non lontano. In questa evenienza, sempre secondo lo studio effettuato, abbiamo ragione di ritenere che l’Italia sarà il primo dei due Paesi a fare questo passo.


Bibliographic reference |
Tamburini, Chiara. Les régulations juridiques de la fin de vie en Belgique, France et Italie. Une reconnaissance progressive du droit à l’euthanasie ?. Prom. : |
Permanent URL |
http://hdl.handle.net/2078.3/238278 |