Kernalegenn, Tudi
[UCL]
«Gli operai non hanno patria», assicurava Karl Marx nel Manifesto del partito comunista, formulando così il principio dell’internazionalismo proletario. Posto dinanzi all’ascesa del nazionalismo, tuttavia, rivolgendosi agli operai inglesi ed evocando la lotta degli irlandesi per l’indipendenza, qualche anno più tardi Karl Marx aggiungeva che «un popolo che ne opprime un altro non può essere libero». Da Rosa Luxembourg a Otto Bauer, passando da Lenin e Stalin, i marxisti non hanno mai fornito tesi canoniche sulla questione nazionale. Le divergenze dottrinali sono al contrario molto profonde (cfr. Haupt, Löwy, Weill 1974). Tuttavia, a partire dal caso concreto della Bretagna degli anni Settanta, cercheremo di comprendere come possano conciliarsi, a livello locale, dal basso, le idee dell’estrema sinistra e le questioni identitarie, e addirittura come possano unirsi la lotta di classe e l’internazionalismo da una parte, e la promozione di una lotta nazionalitaria dall’altra. Il decennio che segue il Maggio 68 è infatti quello della (ri)scoperta, da parte dell’estrema sinistra in Francia, delle rivendicazioni delle minoranze nazionali dell’esagono. Piuttosto che concentrarci sui “grandi pensatori” del marxismo, si tratterà qui di analizzare l’elaborazione concreta di una riflessione nazionalitaria, “dal basso”. Adotteremo un approccio costruttivista, sottolineando che la “nazione” e la sua immagine sono fatti sociali in costante elaborazione, che il discorso nazionalitario è un discorso produttore di una certa realtà sociale. Dimostreremo che gli anni Settanta sono un “momento” particolarmente importante di rielaborazione dell’“immagine nazionale” della Bretagna, a partire soprattutto da una prospettiva particolare, il marxismo rivoluzionario. Dopo aver delineato brevemente il contesto degli anni Settanta, vedremo che i partiti di estrema sinistra, prendendo in considerazione la questione bretone, non solo inventano un nuovo modo di cogliere questa «comunità immaginata» che è la Bretagna, ma che, inoltre, questo nuovo interesse per la dimensione territoriale dei conflitti sociali partecipa alla ridefinizione della loro visione del mondo, dei paradigmi centrali del loro pensiero politico. Analizzeremo quindi l’approccio nazionalitario a partire dall’estrema sinistra come un’operazione politica e ideologica mirante ad attribuire significato al territorio, e a restituire una densità all’essere umano prendendo in considerazione la sua dimensione sociale e culturale.


Bibliographic reference |
Kernalegenn, Tudi. L’estrema sinistra e la questione bretone. La reinvenzione di un immaginario negli anni Settanta. In: Perri, Paolo ; Zantedeschi, Francesca ; Geniola, Andrea e.a., Nazionalismo, socialiso e conflitti sociali nell’Europa del XX secolo, Aracne editrice : Canterano 2018, p. 77-101 |
Permanent URL |
http://hdl.handle.net/2078.1/201809 |